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#IPERIDENTITA’ nel quotidiano

Camminando per le vie di Milano, molte volte si notano diverse generazioni, diversi mondi, che si incrociano, si sorpassano, si ignorano, a volte si osservano.

Ragazzi con lo sguardo fisso sul proprio smartphone, adulti che sembra argomentino a voce alta ma in realtà hanno un auricolare poco visibile all’orecchio, anziani che esaminano questi ultimi con grande diffidenza, bambini che pur giocando e correndo, vorrebbero possedere tutti quegli strumenti perché ne sono attratti magneticamente. Quattro generazioni su un marciapiede, non sempre lo stesso, con gesti e abitudini molto lontane, distan ti tra di loro. Genitori che non riescono a dialogare con figli sempre più immersi nei loro “mondi social”; figli - adolescenti e non - che si comportano come spinti da una necessità cieca, rivolti verso una sfera virtuale che pare sia invisibile agli occhi degli adulti.

La domanda che sorge naturale è che se le cose sono SEMPRE andate così, tra le differenti generazioni, forse, con l’avvento della tecnologia, questa frattura si è ampliata maggiormente aprendo scenari inediti.

Cosa muove le nuove generazioni a utilizzare i media sempre e ovunque? Che cosa significa questa attrazione necessaria verso un altro mondo?

L’Iperidentità è quell’ “altra materia”, parte di noi, reale e virtuale, che, dall‘inizio del capitalismo e con l’avvento della tecnologia, sta emergendo come ulteriore affermazione della propria identità. Un’iper-estensione del sé. Uno strumento aggiuntivo alla relazione.

Si vive nel mondo reale, ma si vive anche in quello virtuale, l’ipermondo.

Da questa definizione parte l’analisi e la ricerca di risposte circa i gesti che ogni giorno tutti noi compiamo: dalla prima mattina, quando al risveglio guardiamo il telefono, fino a sera tardi quando, per rilassarci, chattiamo sui social o curiosiamo le novità (e le vite degli altri) postate su Instragram.

Perché? Cosa spinge l’essere contemporaneo a questo nuovo sguardo verso se stesso e verso il mondo? E’ forse un ”uomo nuovo” che, grazie alla tecnologia sta cercando una rinnovata definizione di benessere?

La relazione non avviene più solo e unicamente nel mondo fisico, diremo “reale”; oggi questa si allaccia, si costruisce, si evolve anche nella dimensione virtuale, andando così a estendere e ampliare le diverse connessioni.

Anche la sfera del marketing è fortemente legata a questi nuovi meccanismi che non si esauriscono semplicemente con l’acquisto; in un’economia dell’iperidentità la posta in gioco è molto più alta e le nuove strategie si stanno delineando. E’ una partita di mondi, di marketing dei mondi. Io, potenziale acquirente, non sono solo IO, la mia forza è molto più estesa, si espande in connessioni con tutti i miei contatti, andando così a portare a n. visualizzazioni e like ciò che io vedo, io posto, ciò che mi piace.

D’altro canto le aziende stesse richiedono sempre più esperienze immersive, olistiche, costellate di valori e suggerimenti per un essere migliore, per una nuova immagine che vada oltre all’estetica. I mondi delle BIG sono oggi etici, ecosostenibili, rispettosi del gender e attenti a non offendere il prossimo, possibile, potenziale generatore di consenso. Tutto ciò è positivo o negativo? Sicuramente differente da prima dove la visione era meno complessa quanto forse il mondo che ci circondava.

#iperidentità #ipermondo #newnormal

Si era tutti come le piante durante il solstizio invernale di dicembre, ognuno nelle sue profondità, ognuno in un’oscurità, forse benevola, perché come tutti i cicli anche questo avrebbe avuto una fine e a seguire una sua stagione di rinascita. Il punto era maturare in sé la certezza che tutto ciò AVEVA UN SENSO, questo era ciò che il Signor Tempo desiderava e per il quale era tornato.

Parte 2.

Gli effetti del Signor Tempo

 

Il signor Tempo si era appisolato su una panchina del parco mentre da lontano un signore si avvicinava; aveva un trolley e una giacca a vento con qualche toppa. “Ciao, disse il signore a Tempo, sorpreso di vedere a quell’ora della sera un anziano distinto in mezzo a un parco.  “Ma lo sai cosa sta succedendo là fuori?” “Certamente” rispose il signor Tempo. Era infatti da giorni che il tempo aveva cambiato senso; arrivato in profondità a tutti, reso finalmente libero da una gabbia che lo aveva intrappolato e costretto per anni, oggi, finalmente era “uscito allo scoperto” grazie a un evento che aveva come dire “risvegliato” tutti, nel bene e nel male. Non si faceva più distinzione tra le persone, erano semplicemente PERSONE; indubbiamente, cambiate sia nei modi che nelle parole. Si parlava meno infatti, perché tutti indossavano mascherine, ma ci si capiva bene lo stesso attraverso gli occhi. Ecco, forse, erano proprio questi i VERI protagonisti, testimoni di una voglia di rinascita; occhi attenti a chi o cosa li circondava, occhi senza parole, occhi che volevano tornare a sperare. Il signor Tempo lo sapeva bene che c’erano sofferenza e paura, ma sapeva anche che erano necessarie perché finalmente qualcosa cambiasse. Il suo amico del parco si era seduto e gli stava raccontando come lui non si fosse voluto assimilare al mondo esterno, come fosse finito in meno di un anno senza più nulla, a girare per la città. Ma i suoi occhi, mentre raccontava la sua vita, erano sereni, e Tempo percepiva che il suo amico aveva dentro di sé un mondo vero, sgombro da tutte quelle cose che fino ad ora avevano attratto le persone. Persone ora in difficoltà che avevano vissuto in nome di una felicità e benessere che forse, adesso, fermi, senza potere più “fare, acquistare, muovere”, erano molto più tristi di quanto avrebbero dovuto essere. Si erano poi anche inventati un mondo “virtuale”, come dire “contemporaneo” a quello convenzionale, dove ci si poteva parlare, mandare immagini e filmati…ma ora si lamentavano per non avere usato tutti i cinque sensi, toccato, abbracciato tutto il vero, il tangibile che PRIMA, senza che se ne accorgessero, li faceva sentire vivi. Il signor Tempo non capiva il motivo, ma il fatto era che tutti lo rimpiangevano. Senza potere uscire di casa, ora, il virtuale, la tecnologia, erano l’unico strumento per ricordarsi di ciò che prima avevano dato per scontato: la bellezza, quella reale, vera. Ora, la bellezza stava nel fare diventare le cose piccole grandi e le grandi piccole, ad esempio una musica vera che proveniva da chissà dove suonata “live” da chissà chi, assumeva una bellezza tale da fare scomparire i grandi concerti. La primavera era prossima, e vedere piccole piante e fiori che iniziavano a sbocciare con mille colori, dava un senso di speranza, di continuità di una vita che al momento sembrava essere in pausa, sospesa. Si era tutti come le piante durante il solstizio invernale di dicembre, ognuno nelle sue profondità, ognuno in un’oscurità, forse benevola, perché come tutti i cicli anche questo avrebbe avuto una fine e a seguire una sua stagione di rinascita. Il punto era maturare in sé la certezza che tutto ciò AVEVA UN SENSO, questo era ciò che il signor Tempo desiderava e per il quale era tornato.  Lo scorrere del quotidiano era stato messo in un piccolo spazio dove due elementi regnavano sovrani, il nostro amico signor Tempo e il Vuoto, immenso, immateriale, ma esistente. Ora, anche Lui era riconosciuto perché il Suo riempimento era divenuto soggettivo e non più dettato dall’esterno; ognuno era “costretto” alla Sua presenza e come sempre c’era chi lo apprezzava ma anche chi lo temeva, molto. Il fare, in breve, si era trasformato in ascoltare, in capire che forse questa poteva essere una grande occasione per se stessi, per udire quei sensi, quelle vibrazioni profonde che solo l’intelletto umano può discernere e comprendere.

Il dono di un Tempo che di certo non è quello dell’orologio ma quello di un equilibrio diremo “celeste”, invisibile, superiore.

 

Elena Croci

 

Il 4 luglio 2012 il Cern di Ginevra annunciava la provata esistenza del bosone di Higgs, “la particella di Dio” all’origine dell’Universo. Questo Bosone è ritenuto importante perché rappresenta quella particella che garantisce la massa a tutte le altre particelle subatomiche della materia della quale anche noi siamo formati.

Un esperimento che ha cambiato il mondo e le dottrine sulla fisica, la nozione di massa, di spazio e di energia oscura. Dopo questo giorno, dunque, molte altre teorie si sono rivelate “superate” e anche gli scienziati più conservatori, più fedeli a un illuminismo e a una verità oggettiva e razionalista hanno dovuto

Tempo libero versus tempo occupato, tempo pubblico versus tempo privato; in questo momento storico il signor Tempo è diventato qualcosa da gestire diversamente, da occupare con programmi più piccoli, di minor raggio geografico, casalinghi, fatti da noi stessi perché il mondo esterno oggi, per noi, è formalmente, temporaneamente, semi-chiuso.

Il Signor Tempo – una storia nuova

 

Tempo libero versus tempo occupato, tempo pubblico versus tempo privato; in questo momento storico il signor Tempo è diventato qualcosa da gestire diversamente, da occupare con programmi più piccoli, di minor raggio geografico, casalinghi, fatti da noi stessi perché il mondo esterno oggi, per noi, è formalmente, temporaneamente, semi-chiuso. Ecco dunque che, per coloro che si sono visti costretti a casa, la visita del nuovo Amico Tempo è arrivata dopo qualche giorno. C’è chi l’ha accolto con grande serenità, capendo che questo personaggio, molto personale, poteva anche rappresentare un’occasione per fare quattro chiacchiere su noi stessi e su come fino ad oggi l’abbiamo un po’ trascurato. C’è invece chi si è fatto prendere dal panico perché sopraffatto da un elemento nuovo, sconosciuto, mai veramente esplorato perché in passato, questo confronto non ben gestito, è stato portatore di inquietudine e domande senza risposte che hanno subito indotto a riprendere il fare qualcosa, l’uscire.

Infatti, quello a cui oggi il signor Tempo pare essere maggiormente interessato, è la capacità di stare “fermi”, di non ricercare costantemente elementi esterni che possano farlo dimenticare. Cellulari, computer, televisori, tutti un po’ suoi nemici. Che promesse di felicità vi hanno fatto queste macchine, che ogni minuto siete lì a cercare, a guardare dentro uno schermo? Questa è stata da tempo la sua la domanda cardine, e lo è ancora tutt’oggi, a qualche settimana dal suo grande rientro in scena. Il signor Tempo poi, ha sempre portato con sé vari gadget modulabili, come gusti, profumi, immagini, proprio perché ora che è ritornato il suo momento si vede più che mai deciso a dialogare con gli umani, con coloro che l’hanno sempre snobbato perché portatore di noia e ansia e non più medicina come ai vecchi tempi. Insomma, felice e curioso oggi vaga per le diverse case soffermandosi laddove i casi gli sembrano più interessanti. Ieri ad esempio è stato da Anna, ragazza di trentadue anni, single, con amici e un lavoro che da qualche giorno fa in smart working, cioè sola davanti a un computer che ogni tanto si mette a parlare. Con Lei è stato molto facile perché Anna è stata malata qualche anno fa e costretta a letto per un po’ di tempo, dunque si erano già incontrati. Gli ha raccontato come il suo capo si fosse un po’ irrigidito al fatto che tutti dovessero stare a casa; lui uomo over cinquanta, abituato a una rigidissima routine giornaliera casa, lavoro, casa, che non permetteva a nessuno di cambiare i suoi programmi. Arrivava sempre alla stessa ora, voleva sempre lo stesso tipo di caffè e si metteva sempre lo stesso vestito di cui possiede più modelli, identici. Un grande abitudinario, ecco, forse lui, avrebbe avuto bisogno di un incontro ravvicinato con il signor Tempo. Ultimamente, durante una pausa caffè, Anna e i suoi colleghi avevano commentato un articolo che parlava di ambienti lavorativi smart, senza un posto fisso, senza orari fissi, dove l’unico dovere era quello di portare il proprio risultato, l’obiettivo prefissato con il proprio team. Di fatto un abisso con la rigidità del luogo dove lavoravano ora, ma anche lei si rendeva conto della grande differenza di modi e stili di vita che separavano Loro dal loro capo. Oltre all’età, c’era molto di più; un moto verso il mondo, un modo di condividere e organizzare il proprio quotidiano, una curiosità verso i grandi cambiamenti che la tecnologia stava proponendo che rappresentava “troppo” per una certa parte di persone, inclusi alcuni suoi amici più grandi. Il pensiero di cambiare impostazione di vita e lavorare in orari diversi e magari andare in palestra un’ora la mattina, era visto come un “osare” non come un’azione di benessere che potesse poi riversarsi sulla qualità del proprio incarico.

Il mondo sta cambiando e forse questo momento sospeso potrebbe essere un’occasione per percepirsi non per quello che abbiamo fatto solitamente finora tutti i giorni, ma per quello che vorremmo fare oggi, qualcosa che non abbiamo mai immaginato perché spinti da un tempo convenzionale. A parte il capo di Anna, il signor Tempo vedeva tutti molto agitati perché obbligati a modificare non solo il proprio programma ma soprattutto lo sguardo sulle cose. Si esce meno, si fanno meno cose, ci si relaziona diversamente con ciò che ci circonda, allargando il proprio spazio privato. Ma è proprio questo spazio privato, personale, segreto che ancora una volta ha ingannato il signor Tempo. Lui infatti pensava che quel “privato”, “personale” fosse veramente un confronto con se stessi e Lui; invece si è poi accorto di essere stato tradito in nome di una trasparenza social che induce tutti a dire tutto al mondo, pubblicandolo con tanto di foto; ma in cambio di cosa? Di un like, di un segno di approvazione altrui che rende vano ogni Suo sforzo di creare un mondo riservato, intimo, con un unico partecipante. Come detto, Lui è ora più che mai vicino a noi, ci ascolta, vorrebbe parlarci per farci capire quante cose interessanti di noi stessi potremmo scoprire se solo, ascoltandoci prima, riuscissimo a intuire parte del mondo di fuori ma soprattutto il nostro mondo di dentro, quello interiore, facendolo non con gli occhi perché, citando Saint-Exupery, “non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi”.

 Elena Croci

 

Cosa significa oggi vivere la natura? Perché tutti noi parliamo di benessere, cibo biologico, orti verticali, bicicletta e macchine ibride? Pensiamo di essere di moda utilizzando questo linguaggio o veramente ci crediamo e sentiamo che la natura può rappresentare un reale beneficio?

Facciamo un esperimento: per andare a lavorare decido di passare dal parco anziché dalla strada…dopo qualche tempo sento la differenza? La mia risposta è “dipende”.

“ma quando di un lontano passato non rimane più nulla, dopo la morte delle creature, dopo la distruzione delle cose, soli e più fragili ma più vivaci, più immateriali, più persistenti, più fedeli, l’odore e il sapore permangono ancora a lungo, come anime da ricordare, ad attendere, a sperare, sulla rovina di tutto, a sorreggere senza tremare – loro, goccioline quasi impalpabili – l’immenso edificio del ricordo.” (Marcel Proust, 1913-1927, vol I, p.58)

Proust, nella sua Recherche da alla letteratura un significato profondo dello stretto legame tra i sensi e la memoria, materia su cui oggi la neurologia sta indagando scoprendo attraverso esperimenti puramente scientifici la relazione tra questi.[1]

La tecnologia sta avanzando e col tempo molte mansioni verranno sempre più demandate alle macchine per fattori di costi e resa; le ore di lavoro diminuiranno per una produzione che si
 pensa non sarà sempre in crescita ma si stabilizzerà.

La competitività, o meglio il fattore distintivo che porterà a una maggiore armonia del singolo, consisterà nella capacità di sapere impostare nuovamente il proprio tempo, la propria scatola del tempo quotidiano. Come?

Un intento di raccontare e percepire l’arte in modo differente

A proposito della Mostra Anime di Materia-la Libia di Ali WakWak  - Questa mostra non va vista, va sentita.
Colui che la percorre dovrà farsi carico di ciò che le sue emozioni gli diranno, senza giudicare gli eventi o sé stesso, ma risvegliando quella parte addormentata che il mondo “moderno” etichetta come emozione soggettiva.

Ma quanto vale veramente un’opera d’arte? E oggi, in un momento di grande trasformazione socio-economica, quale è la sua vera identità, il suo reale valore?

Un valore storico, perché è datata e perché l’artista esprime un concetto nuovo specchio del proprio tempo e motore di un ideale che poi si afferma anche su altri piani; si pensi ai tagli di Fontana che bucano una superficie che fino ad allora doveva essere piana e dipinta. Osare, sperimentare

IL RISPETTO degli esseri umani. Voi non sapete, avete deciso di dimenticare, di non cercare più dentro di voi quello che ogni giorno la natura, ma non solo, vi dice costantemente: c’è un universo fuori e dentro al tutto, siamo immersi in un mare fatto di etere, di vibrazioni piene.

MANIFESTO SULL'IMMATERIALE

MANIFESTO ON THE IMMATERIAL

 

Estratto dalla Mostra La Libia di Ali Wak wak – curatela e testi di E.Croci

Abstract from the exposition Ali Wak Wak Lybia – curator and text E.Croci

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