Il Signor Tempo – una storia nuova
Tempo libero versus tempo occupato, tempo pubblico versus tempo privato; in questo momento storico il signor Tempo è diventato qualcosa da gestire diversamente, da occupare con programmi più piccoli, di minor raggio geografico, casalinghi, fatti da noi stessi perché il mondo esterno oggi, per noi, è formalmente, temporaneamente, semi-chiuso. Ecco dunque che, per coloro che si sono visti costretti a casa, la visita del nuovo Amico Tempo è arrivata dopo qualche giorno. C’è chi l’ha accolto con grande serenità, capendo che questo personaggio, molto personale, poteva anche rappresentare un’occasione per fare quattro chiacchiere su noi stessi e su come fino ad oggi l’abbiamo un po’ trascurato. C’è invece chi si è fatto prendere dal panico perché sopraffatto da un elemento nuovo, sconosciuto, mai veramente esplorato perché in passato, questo confronto non ben gestito, è stato portatore di inquietudine e domande senza risposte che hanno subito indotto a riprendere il fare qualcosa, l’uscire.
Infatti, quello a cui oggi il signor Tempo pare essere maggiormente interessato, è la capacità di stare “fermi”, di non ricercare costantemente elementi esterni che possano farlo dimenticare. Cellulari, computer, televisori, tutti un po’ suoi nemici. Che promesse di felicità vi hanno fatto queste macchine, che ogni minuto siete lì a cercare, a guardare dentro uno schermo? Questa è stata da tempo la sua la domanda cardine, e lo è ancora tutt’oggi, a qualche settimana dal suo grande rientro in scena. Il signor Tempo poi, ha sempre portato con sé vari gadget modulabili, come gusti, profumi, immagini, proprio perché ora che è ritornato il suo momento si vede più che mai deciso a dialogare con gli umani, con coloro che l’hanno sempre snobbato perché portatore di noia e ansia e non più medicina come ai vecchi tempi. Insomma, felice e curioso oggi vaga per le diverse case soffermandosi laddove i casi gli sembrano più interessanti. Ieri ad esempio è stato da Anna, ragazza di trentadue anni, single, con amici e un lavoro che da qualche giorno fa in smart working, cioè sola davanti a un computer che ogni tanto si mette a parlare. Con Lei è stato molto facile perché Anna è stata malata qualche anno fa e costretta a letto per un po’ di tempo, dunque si erano già incontrati. Gli ha raccontato come il suo capo si fosse un po’ irrigidito al fatto che tutti dovessero stare a casa; lui uomo over cinquanta, abituato a una rigidissima routine giornaliera casa, lavoro, casa, che non permetteva a nessuno di cambiare i suoi programmi. Arrivava sempre alla stessa ora, voleva sempre lo stesso tipo di caffè e si metteva sempre lo stesso vestito di cui possiede più modelli, identici. Un grande abitudinario, ecco, forse lui, avrebbe avuto bisogno di un incontro ravvicinato con il signor Tempo. Ultimamente, durante una pausa caffè, Anna e i suoi colleghi avevano commentato un articolo che parlava di ambienti lavorativi smart, senza un posto fisso, senza orari fissi, dove l’unico dovere era quello di portare il proprio risultato, l’obiettivo prefissato con il proprio team. Di fatto un abisso con la rigidità del luogo dove lavoravano ora, ma anche lei si rendeva conto della grande differenza di modi e stili di vita che separavano Loro dal loro capo. Oltre all’età, c’era molto di più; un moto verso il mondo, un modo di condividere e organizzare il proprio quotidiano, una curiosità verso i grandi cambiamenti che la tecnologia stava proponendo che rappresentava “troppo” per una certa parte di persone, inclusi alcuni suoi amici più grandi. Il pensiero di cambiare impostazione di vita e lavorare in orari diversi e magari andare in palestra un’ora la mattina, era visto come un “osare” non come un’azione di benessere che potesse poi riversarsi sulla qualità del proprio incarico.
Il mondo sta cambiando e forse questo momento sospeso potrebbe essere un’occasione per percepirsi non per quello che abbiamo fatto solitamente finora tutti i giorni, ma per quello che vorremmo fare oggi, qualcosa che non abbiamo mai immaginato perché spinti da un tempo convenzionale. A parte il capo di Anna, il signor Tempo vedeva tutti molto agitati perché obbligati a modificare non solo il proprio programma ma soprattutto lo sguardo sulle cose. Si esce meno, si fanno meno cose, ci si relaziona diversamente con ciò che ci circonda, allargando il proprio spazio privato. Ma è proprio questo spazio privato, personale, segreto che ancora una volta ha ingannato il signor Tempo. Lui infatti pensava che quel “privato”, “personale” fosse veramente un confronto con se stessi e Lui; invece si è poi accorto di essere stato tradito in nome di una trasparenza social che induce tutti a dire tutto al mondo, pubblicandolo con tanto di foto; ma in cambio di cosa? Di un like, di un segno di approvazione altrui che rende vano ogni Suo sforzo di creare un mondo riservato, intimo, con un unico partecipante. Come detto, Lui è ora più che mai vicino a noi, ci ascolta, vorrebbe parlarci per farci capire quante cose interessanti di noi stessi potremmo scoprire se solo, ascoltandoci prima, riuscissimo a intuire parte del mondo di fuori ma soprattutto il nostro mondo di dentro, quello interiore, facendolo non con gli occhi perché, citando Saint-Exupery, “non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi”.
Elena Croci